Il Metodo Sahramnn nella sindrome Femoro-Rotelua
La sindrome femoro-rotulea è caratterizzata da una condizione dolorosa che colpisce l’articolazione tra femore e rotula, a livello del ginocchio. Purtroppo, non c’è una terminologia condivisa e per questo motivo, questa condizione è definita con termini differenti ma con il medesimo significato:
- Dolore anteriore di ginocchio
- Dolore patello-femorale
- Condromalacia patellare
- Ginocchio del corridore
- PFPS (patellar femoral pain syndrome)
Ce ne sono molti altri, e forse in uno di questi ci si ritrova in qualche diagnosi che è stata data.
Diagnosticare la sindrome femoro-rotulea:
La diagnosi parte da un’accurata raccolta di informazioni volte ad escludere problemi di instabilità strutturale (lussazione rotulea), problemi alla cartilagine articolare o ad altre strutture del ginocchio. Le caratteristiche più comuni e frequenti della sindrome femoro-rotulea sono: dolore prevalentemente anteriore al ginocchio, che si può però localizzare anche nella parte laterale e/o mediale della rotula, superiormente o inferiormente e, seppur in minor misura, anche dietro al ginocchio, a livello del cavo popliteo. Il dolore viene evocato da attività che aumentano il carico sull’articolazione come: fare le scale, accovacciarsi, saltare..anche se, un segno che spesso raccontano i pazienti è il dolore nella posizione seduta protratta a lungo. Questa condizione colpisce prevalentemente le donne e costituisce il 25/40% dei problemi che affliggono il ginocchio negli sportivi. Proprio per questo, spesso non influenza negativamente solo le attività di vita quotidiana elencate prima, ma anche le attività sportive, suscitando stress e preoccupazione.
Cosa causa questo dolore? Difficile trovare una risposta giusta. Nel momento in cui, come detto precedentemente, escludiamo lesioni cartilaginee, problemi di lussazioni acute o croniche, ci troviamo di fronte ad una articolazione che strutturalmente non ha nulla che non va, non ha danni interni, ma che comunque fa male.
Per quale motivo? Frequentemente quello a cui si assiste è un sovraccarico dell’articolazione correlato ad un aumento dei carichi di lavoro/sport o ad un movimento/gesto atletico poco preciso. L’idea è che se ci si muove troppo e male l’articolazione viene iper-sollecitata in alcune sue zone, in quanto il carico non viene dissipato in modo simmetrico in tutte le sue parti ma si concentra in un’area che si può irritare e che può così provocare dolore.
Proprio per questo, proprio perché alla base della sindrome femoro-rotulea c’è spesso una disfunzione del movimento, ossia una disfunzione nel come si salgono e si scendono le scale, nel come si fa uno squat..l’approccio terapeutico Shirley Sahrmann può venirci in aiuto. Innanzitutto però dobbiamo chiarire la parola “disfunzione di movimento”.
Cosa significa? Noi ci muoviamo tutti i giorni in modo inconscio e automatico, ma spesso riconosciamo una persona da come cammina o da come gesticola: questo significa che ognuno di noi ha la sua impronta digitale in ogni movimento e ognuno di noi fa il medesimo gesto con le sue strategie, utilizzando in modo personale e unico la combinazione di tutte le articolazioni del suo corpo. Fortunatamente le strategie di movimento che mettiamo in atto (non le decidiamo noi, ma il nostro cervello in modo del tutto inconscio), sono quasi sempre efficaci, ossia ci permettono di raggiungere il nostro obiettivo (come salire le scale o prendere il mazzo di chiavi caduto in terra) senza sollecitare le nostre articolazioni, altre volte invece le modalità con cui ci muoviamo non rispettano un corretto equilibrio e allineamento delle componenti del nostro corpo, rischiando di creare dei sovraccarichi.
Osserviamo le due immagini seguenti: in entrambe la ragazza sta scendendo un gradino, ma nel primo caso non è rispettato il corretto allineamento dell’arto inferiore, che non rimane verticale, ma si piega verso l’interno, sollecitando l’articolazione del ginocchio. Ecco, questa può essere una semplificazione di quello che sta alla base del dolore femoro-rotuleo: a volte in seguito a gesti ripetuti, posizioni protratte a lungo e soprattutto movimenti eseguiti “erroneamente” si induce uno squilibrio
- Muscolare: usiamo sempre gli stessi muscoli, a discapito di altri che si indeboliscono perchè non stimolati
- Articolare: ci muoviamo sempre nella stessa direzione, perdendo mobilità nelle altre.
Cura della patologia con il metodo Sahrmann:
L’apporccio Sahrmann si propone di riequilibrare i muscoli e le articolazioni e ricostruire la strategia più corretta, precisa ed efficace che permetta di saltare, correre, giocare a pallavolo..senza dolore! Durante la prima visita quello che viene fatto è analizzare e segmentare i movimenti globali che provocano dolore e valutare a livello posturale, se possono esserci correlazioni tra come ti muovi (quali muscoli usi?) e quanto ti muovi (le tue articolazioni e o muscoli sono “rigidi”?). Sara importante valutare tutto l’arto inferiore: non considerare puramente il ginocchio, ma capire se le cause di questo squilibrio sono più prettamente del ginocchio, dell’anca o del piede: tutte possono concorrere a influenzare i movimenti della gamba ogni volta che ci si muove, si fanno le scale, si salta, ci si alza da una sedia. Un messaggio da condividere è che la sindrome femoro-rotulea è una condizione che può godere di un trattamento fisioterapico e che i primi risultati possono arrivare nel breve termine (con qualche seduta ravvicinata nelle prime settimane di trattamento) attraverso l’utilizzo di tape, trattamenti manuali ed esercizi di stretching. Queste strategie permettono di ridurre il dolore e l’irritabilità dell’articolazione e di conseguenza ci permettono in una seconda fase di iniziare a lavorare in modo attivo per il recupero della funzione e del movimento: per questi obiettivi c’è da lavorare un po’ di più e lo strumento che si utilizza è un programma personalizzato di esercizi! Il trattamento è attivo: il paziente è il protagonista di un percorso in cui è importante la motivazione e la collaborazione. L’obiettivo è quello di re-imparare, a volte solo correggere un movimento. La scheda di lavoro è volta a riequilibrare le forze muscolari e la qualità del movimento, selezionando gli esercizi giusti anche in base alle preferenze ed esigenze del paziente. Dopo qualche settimana supervisionata dal fisioterapista, il programma continua in autonomia a casa, in palestra o al parco..insomma dove si preferisce. Mano a mano che passeranno le settimane gli esercizi saranno sempre più automatici e una volta raggiunto l’obiettivo (un tempo minimo sono le 6/8 settimane di lavoro) si valuterà insieme come ”stabilizzare” e mantenere i risultati in modo del tutto autonomo e piacevole.